Dialogo tra un contemporaneo e la speranza

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Come puoi creare il paradiso da quest’inferno di scomodità che ci fa ribollire nel fango della disoccupazione, della crisi, della falsità, con quella voce abbronzata di polvere e quei tuoi occhi sordi di luce e chiarezza?

Io sono il creatore. Nelle vostre anime tormentante intingo la mia penna, nelle frasi partorite stringo l’ombra di bieche decisioni e le tramuto in leggi. Nell’illusione vi eleggo abietti, succubi, convenientemente schiavi, emancipandovi da quell’incubo che chiamate libertà che imprigiona il ciglio del vostro secolo.

Vuoi liberarci dall’impossibilità di scelta impedendoci di decidere?

Lo avete fatto voi, invocandomi…


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