Lincoln, bramando oscar che non verranno

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D’accordo io non posso parlare.

Io che reputo l’oscar alla Magnani per ‘La rosa tatuata’ un emerito scempio alla carriera della prima delle grandi, in un film che da solo non regge e la cui sceneggiatura snobilita anche l’interpretazione dell’Anna di cui sopra, incapace, da sola di dare vita ad una trama assolutamente priva di scheletro.

Io che ho trovato improbabile l’interpretazione di Hoffman, Cruise d’altri tempi ne ‘Il Laureato’, con quel viso da topo slabbrato a vertice di un metro e 65 di muscoli abbronzati.

Ma quelle 12 candidature al premio oscar per Lincoln mi sembrano un vero e proprio schiaffo al cinema che amo. 12 candidature a quel film a dimostrazione del fatto che la concorrenza non esista e che per arrivare in alto basti una produzione mega galattica, un casting d’eccellenza e una sceneggiatura inesistente.

Il film è lento, buio. Ebbene, nulla di diverso dalla vita del protagonista, si potrebbe dire. E invece no. C’era il discorso di Gettysburg, a malapena accennato nell’intensa citazione dei soldati del preludio. C’era la pazzia della moglie, la cospirazione per l’omicidio del presidente,  c’era il post-Lincoln e altri mille punti di vista che, con le sue 200 camere da presa e i suoi 50 milioni di dollari di finanziamenti, Spielberg ha dimenticato di prendere in considerazione.

Splendida la zoommata sul presidente nell’atto di parlare ai suoi alleati, attorno ad un tavolo. Loro che in una bella panoramica diventano LUI nel dettaglio.

Salvo questo e poco altro. Compresa me, nella pessima interpretazione di una bella addormentata… Al cinema.


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