Sono una donna poco informata. E così, dopo 20 anni di assenza dalle loro vite, vengo a sapere che i miei amici catanesi non riescono a laurearsi. Stolti, vili, lenti e mantenuti? Tutt’altro. La città versa in uno stato di disoccupazione diventato normalità, le madri figliano figli, i figli figliano idee, le idee figliano futuro ma poi arrivano i politici… E in tutto questo proliferare, in questo tripudio di fecondità poco assistite, il politico si eleva ad ostetrico legiferando nientemeno che… sugli aborti!
Nel curriculum vitae accademico degli ‘ultimi’ studenti dei Corsi di Laurea in Lingue presso l’ateneo di Catania emergono, sempre più frequentemente, episodi assurdi di normale amministrazione o meglio “suggerimenti tra le righe alla rinuncia”.
– Dopo la cosiddetta “logica dei tagli” (voluta dalla riforma Gelmini – Tremonti) la possibilità di trovare docenti e personale didattico è un’utopia.
– Il cambio del punteggio di valutazione finale della tesi è passato da 11 a 5 punti.
– Nel corso di un anno accademico è possibile presentarsi a soli 3 appelli per gli esami scritti.
– Le date di appello dei vari insegnamenti spesso si sovrappongono l’una con l’altra penalizzando palesemente l’iter degli studenti.
– Gli studenti-lavoratori vengono estromessi (involontariamente s’intende!) sia dalle informazioni relative al corso di studio delle lezioni che dai materiali forniti dai docenti per via della mancanza della “base di appoggio” attuale e di un sito internet (ormai chiuso).
Sull’altro ‘fronte’ il discorso sembra essere: “Cari professori, fate laureare gli studenti che rimangono e ricordate: dopo chiude tutto e voi rimarrete a spasso!“.
Ebbene, immaginate quanta voglia abbiano questi poveri disgraziati di far laureare gli “ultimi iscritti”? E quanta voglia possano avere, ‘sti poveri laureandi di sostenere per la centesima volta, esami impossibili, per ritrovarsi domani, nella migliore delle ipotesi, dalla parte di prof. altrettanto privi di futuro…?
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