Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi Della Vida, Fabio Luzzatto, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Francesco ed Edoardo Ruffini, Lionello Venturi, Vito Volterra.
Cosa vi dicono questi nomi? Vi ricordano delle vie, forse? Il nome di una piazza in una regione, in un paese dell’Italia che neanche vi viene in mente? O attorno al loro ricordo si estende un grande, enorme buio costellato di punti interrogativi?
Ebbene, se volete scoprire l’identità di questi “ignoti” apparenti, non perdete “Preferirei di no“, Le storie di dodici professori che si opposero a Mussolini, in scena dal 4 al 17 aprile al teatro Arsenale di Milano di Riccardo Mini dal testo di Giorgio Boatti con Mario Ficarazzo, Lorena Nocera, Giovanni Di Piano e Francesco Oliva.
La scena si svolge all’interno di una grande pergamena priva di parole. Nel racconto di un’epoca, quella del 1931, di una dittatura, quella di Mussolini, di un’imposizione, quella di giurare fedeltà al regime fascista, di una stampa censurante e totalizzante, la scelta registica é quella di dare ai professori- protagonisti dello spettacolo la libertà di parlare, scrivere e “scegliere” di dire no.
Al grido “La tirannide vince grazie alla viltà dei suoi avversari”, il portavoce del regime induce lo spettatore ad una riflessione priva di imperfetti. Una riflessione che é presente e futura. Lo spazio scenico non riesce a rimanere vuoto in uno scambio di battute fra i quattro, strepitosi, protagonisti che alternano la scrittura ai dialoghi, in un crescendo che passa da analisi filosofiche a giustificazioni morali.
“La politica non ha nulla a che vedere con la morale?”
” Il vero atto di libertà sta nel rimanere in cattedra, giurare fedeltà al regime per servire la scienza o dire ” preferirei di no”?”
A rispondere sembra essere, a fine spettacolo, un “30 e lode” dato ad un allievo che, resistendo ad un regime di oppressione, ha dimostrato di conoscere Kant, la critica della ragion pratica e l’imperativo categorico. Ha dimostrato di aver capito una lezione di vita che non fa fatica ad emergere…
L’8 ottobre 1931, su un migliaio di ordinari, soltanto dodici si rifiutarono di piegarsi al duce, perdendo la cattedra e subendo un raggelante isolamento ma impartendo la piú grande lezione: dire no é una scelta dovuta prima di tutto a se stessi, ai propri ideali di libertà coerenza e dignità che, oggi, sembrano non essere più terreni…