Archivi del mese: luglio 2015

La Giovinezza di Paolo Sorrentino

Ciò che dà valore a un film, per la sottoscritta, è la capacità di mantenere l’attesa, quella volgare suspense che preferisco definire curiosità, amore per il sapere, filosofia. “La Giovinezza”, l’ultimo film di Sorrentino, con Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda, è una bella lezione di filosofia, raccontata da parole, frasi, dialoghi, canzoni semplici, talmente semplici da rasentare, a volte, il ridicolo, contrapposti al solito manierismo della forma registica, della fotografia, degli effetti sonori del vincitore premio oscar.

Ma se ne La grande bellezza Sorrentino sublimava soprattutto la vista, ne La Giovinezza, il regista sembra voler dare molto più risalto all’udito. Guardandolo, sentirete il rumore dei piedi sul terreno, la cartuzza sfregata a mo’ di strumento, gli argini delle piscine rotte da corpi giovani, vecchi, adiposi, perfetti, stanchi o dimenticati che infrangono l’acqua ferma del presente. Sentirete l’incombenza di un futuro prossimo, fatto di ricordi mancati, di rimpianti, di scoperte che fanno rumore. Che fanno pensare. Che fanno piangere a patto che, in sottofondo, ci sia la giusta musica: l’unica che, senza spiegazioni, riesca ad emozionare.

  L’azione si svolge in un hotel svizzero dove un ex direttore d’orchestra sulla via della vecchiaia trascorre giornate di apatico relax assieme all’amico e coetaneo regista. I due anziani, nei loro ricordi dimenticati, nella loro attenzione morbosa verso i clienti dell’albergo, diventano assieme al pubblico, spettatori e protagonisti passivi di una scena che non vuole decollare. Che non vuole levitare. Perché non può. Perché, dirà a metà film una bambina, “non ci sentiamo all’altezza di niente”. Tutto scorre lento davanti agli occhi dei due amici cercando di procurare emozioni e nel rivedere la giovinezza altrui, nel sentirla raccontare dalle parole dei propri figli, i due protagonisti si rendono conto di aver dimenticato tutto e di non aver lasciato nulla neppure nelle memorie degli altri. I figli altri. Le attrici altre. Le mogli altre. Le vite altre.

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Forse solo chi vive i nostri tempi come ostaggio di malinconie, chi affligge i propri pensieri con domande sul perché del tutto e, soprattutto, del niente, può apprezzare Sorrentino che è riuscito a raccontare il “nulla” con La grande Bellezza e riesce a descrivere La giovinezza con gli occhi di chi la vita l’ha vista passare e può ricordarla, invidiarla, o gettarla semplicemente via, da lontano.

Da vecchio.