Archivi del mese: settembre 2016

Alla ricerca di Dory

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Continuo a pensare che i cartoni moderni siano prodotti per un target adulto. O che le generazioni adulte del momento abbiamo un assoluto bisogno di tornare bambine. Sempre che siano mai cresciute davvero…

Ieri ho visto “Alla ricerca di Dory” l’ultimo film della Pixar con la regia di Andrew Stanton, con Nemo, Marlin e il polpo Hank splendidi protagonisti a cornice di un’interprete perfetta: Dory. Nel sequel di Nemo, la pesciolina smemorata vive felicemente con i pesci pagliaccio conosciuti un anno prima quando, in uno dei suoi momenti di logorrea incontrollata, riaffiorano nella sua mente, alcuni, primordiali ricordi. Dory scopre di avere una famiglia e la trama del film si snoda attorno al ricongiungimento della pesciolina blu con i suoi cari. Un viaggio che sembra replicare le avventure di Marlin nella precedente storia, in cui occorrerà attraversare l’oceano, essere catturati dagli umani e ritornare al campo base, l’oceano, per ritrovare se stessi.

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Al di là delle repliche, i temi già visti, il ritmo del film (spesso lento e privo di colpi di scena), ho trovato questa versione dei ‘fatti’, discreta a livello registico, molto costruttiva a livello morale. Dory rappresenta, infatti, l’handicap. Marlin il pregiudizio. Nemo, semplicemente, il bambino, l’unico capace di vedere le cose così come sono, di trovare la genialità nella persona più che la critica nell’handicap. Come tutti i bambini del mondo (parlo dei bambini nella loro forma più pura e autentica) Nemo trova l’handicap della sua amica come qualcosa di assolutamente normale, addirittura geniale: perché Dory non ha tempo di organizzare, pensare, valutare. Dory perde la memoria e, per questo, è abituata ad agire in fretta, d’istinto, prima di perdere di vista quale fosse il suo obiettivo. Dory insegna ad agire d’istinto. A fidarsi dell’altro, che sia un pesce pagliaccio, un fantastico polpo con cui mimetizzarsi, un beluga o uno squalo balena. E si salva. E il suo metodo, applicato a fine film da Marlin, salva anche lui.

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Eppure viviamo in un modo terreno fatto di umani ben più crudeli di quelli incontrati nel film. Gli handicap reali vengono disprezzati, discriminati, derisi. Dory ha la fortuna di dimenticare e in fretta anche. Nella nostra società nulla si dimentica. Si deride l’handicappato così come l’insicuro, la fidanzata filmata al cellulare come il compagno di scuola dai vestiti sgualciti. Non ci sono polpi Hank capaci di prenderci, mimetizzarci e renderci invisibili agli occhi degli altri. Non ci sono memorie a breve termine che ci aiutino a cancellare le offese. Non c’è un oceano, un campo base che ci permetta di salvarci. Il dramma è che siamo e continueremo sempre più ad essere alla ricerca di una generazione che sembra destinata a perdersi per sempre.


PEREPEPÈ, piccoli concerti per orecchie che crescono

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Tempo fa, per lavoro, conobbi un tipo dal nome curioso: ZioBurp. In realtà ZioBurp era l’uomo che andavo a sostituire nell’agenzia nella quale ero stata presa e, per curiosare su cosa mi aspettasse, lo contattai su Twitter pensando che non mi avrebbe mai risposto. Invece mi rispose e, da allora, diventò il mio eroe preferito.

ZioBurp è un papà. Un grande papà. Grande perché piccolo, perché capace di descrivere, ai grandi, ogni cosa come se fosse una favola. Che si tratti di un suo viaggio in macchina piuttosto che della lumaca appena trovata in giardino, del campeggio della figlia o delle sue performance canore, ZioBurp è un social-papà incredibilmente bravo a mantenere alto il tempo medio di permanenza di un utente nella lettura dei suoi post. Perché, fidatevi, quando scrive Zioburp, credo che nessuno riesca ad accontentarsi di titolo e sottotitolo (come in genere, la popolazione media, può fare con i più illustri quotidiani di informazione). Di fronte alla storia in cui lui e la figlia lasciavano per sempre una lumaca, io sono rimasta imbambolata su Facebook, a leggere le sue 43 righe (trattenendo le lacrime), almeno per 5 minuti. Per questo ZioBurp è un eroe. Ma anche perché si è inventato Perepepè.

Perepepè è uno spettacolo musicale per bambini e ragazzi con protagonista la musica dal vivo di diversi generi ed epoche e le migliori storie reali o fantastiche per farla scoprire ai più piccoli. Un po’ come  “La pecora fa be” questa iniziativa nasce dalla presa di coscienza che in un’epoca in cui tutti i bimbi sono sempre più esposti a stimoli di ogni genere, mancano dei progetti di valore per farli entrare in contatto con la cultura (musicale in questo caso) nella sua dimensione più naturale, progetti capaci di associare il divertimento all’apprendimento.

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In una società globalizzata e multietnica, l’alleanza tra storia raccontata e performance musicale “live” può svolgere una funzione di integrazione e comunicazione importante offrendo ai più giovani le basi per conoscere culture, popoli e storie diverse. Perché la storia della musica (e delle musiche) è uno sconfinato contenitore di risorse e strumenti di educazione all’emozione, al rispetto, alla bellezza di cui – oggi più che mai – non possiamo fare a meno.

Nato a Pavia nel 2015 dall’iniziativa di alcuni genitori e insegnanti, Perepepè è uno spettacolo leggero e versatile (della durata di 50-60 minuti) che può adattarsi a diversi spazi e target, un viaggio nel tempo che può percorrere le diverse epoche della musica (dal Rinascimento, alla Classica del ‘700, alla musica operistica, dal blues al folk al jazz) e nello spazio (che può esplorare culture musicali mediterranea, celtica, africana, indiana, araba, orientale). Gli elementi fondamentali per assistere ad una performance Perepepè sono uno spazio e un pubblico di bambini (o ragazzi). Lo spettacolo (che ha per protagonisti rigorosamente musicisti professionisti) può andare in scena per esempio in un’aula scolastica, in una biblioteca, in una libreria, in un teatro, in una piazza all’aperto, in un ospedale, in un campo di rifugiati magari…

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In una delle tante storie pubblicate su Facebook, ZioBurp raccontava di quando la sua bimba non avesse voglia di suonare il violino nel corso di una festa scolastica e di come lui, per farle capire l’importanza che avrebbe avuto quella performance le disse: “Da domani tu non sarai più tu. Per gli altri bambini della scuola, tu sarai ‘la bimba che suona il violino’. E ci saranno un sacco di bambini che andranno da mamma e papà, domani, a chiedere di imparare a suonare uno strumento. Perché tu li avrai ispirati, perché la tua musica li avrà educati a un’emozione che prima non conoscevano…”.

Per prenotare uno spettacolo Perepepè contattate: zioburp@gmail.com.

Poi tornate qui e fatemi sapere se non avevo ragione.

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